L’11 Febbraio si celebra la Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza e noi conosciamo quattro giovani ricercatrici di Fondazione Telethon.

Da sinistra Michela Milani, Pamela Quaranta, Simona Brillante e Francesca Carriero

Ci sono donne che grazie al proprio talento, alla propria determinazione e al proprio impegno nella scienza hanno reso il mondo un posto migliore. A queste donne di ieri e a tutte quelle che oggi si dedicano alla ricerca scientifica è rivolto un appuntamento speciale: l’11 Febbraio sarà infatti la Giornata internazionale delle donne e ragazze nella scienza.

Secondo l’ultimo bilancio pubblicato di Fondazione Telethon, che si impegna anche a promuovere le discipline stem nelle scuole, i suoi due Istituti SR-Tiget (Milano) e Tigem (Napoli) contano una presenza femminile nello staff pari al 59% per il primo e il 74% per il secondo. Oggi vogliamo conoscere meglio quattro di loro.

Michela

Michela Milani lavora come post-doc all’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica (SR-Tiget) di Milano, dove ha collaborato all'avanzamento della terapia genica per l'emofilia e alla ricerca di approcci innovativi per correggere le cellule staminali del sangue. Quando Michela si avvicina alla scienza, ad ispirarla è la figura di Rosalind Franklin, nota per il suo ruolo fondamentale nella scoperta della struttura del DNA. «Per me - spiega - lei è un esempio di come la conoscenza scientifica non proceda mai solo grazie all'intuizione del singolo, ma derivi dal gioco di squadra». Con questo spirito di squadra e coinvolgimento, Michela ha inaugurato la pagina Facebook "365GiorniDaRicercatore", nella quale ha condiviso per un anno la sua vita da ricercatrice. «Volevo raccontare un lavoro che a mio avviso riguarda tutti - spiega - perché tutto ciò che ci ruota intorno è scienza, o frutto della scienza o sfida della scienza. Inoltre, la ricerca ci dona un insegnamento immenso, che è il valore dell’errore».

Quando Michela parla di ricerca, trasmette la passione che l’ha portata ad ottenere numerosi riconoscimenti internazionali come lo “Student and Fellow Award for Excellence in Research” e  il premio "Under40 in Hematology".

Oltre alla scienza, Michela coltiva anche la sua passione per la musica, tanto che nel 2013 fonda la band Saint George and the Dragon e nel 2020 viene pubblicato il loro primo album “SGD”. «Non c’è differenza tra Arte e Scienza. In entrambi i casi - spiega - la creatività è ciò che spinge l’essere umano oltre i limiti del noto. Sia attraverso l’Arte che la Scienza è possibile creare qualcosa di nuovo da donare agli altri. Alle bambine di oggi vorrei dire di non aver paura di seguire le loro passioni o di sbagliare, perché è attraverso queste cose che si fanno grandi scoperte».

Pamela

La capacità donarsi è un valore anche nel cuore di Pamela Quaranta, post-doc sempre all’SR-Tiget di Milano, dove si occupa dello sviluppo di nuovi approcci di terapia genica per il trattamento di malattie ad accumulo lisosomiale. «Sono malattie rare - racconta - che comportano alterazioni scheletriche e neurologiche nei bambini in tenera età, ed io voglio fare la mia parte per rendere il loro futuro migliore». La determinazione con cui Pamela sceglie di occuparsi di scienza, nasce dall’ammirazione che coltiva per Marie Curie, prima donna a vincere un Premio Nobel e, fino ad oggi, l'unica donna ad averlo vinto in due campi scientifici differenti, fisica e chimica. «È un esempio di tenacia per tutte noi giovani ricercatrici - sottolinea Pamela - e ci insegna che dobbiamo sempre credere nei nostri obiettivi».

Questa fermezza accompagna Pamela ogni giorno, fiera di indossare un camice che per lei significa impegno, dedizione e anche promessa. «Telethon ci dà la possibilità di fare ricerca a livello internazionale - racconta - ed io ne sono fiera perché il fine ultimo di questo lavoro è l’umanità». Tolto il camice e uscita dal laboratorio, Pamela ama le cose semplici, come cucinare per la famiglia e gli amici o fare lunghe passeggiare immersa nella natura col suo cane Leo. «Certo, ho la mia vita privata - conclude - ma il mio è un lavoro che porti sempre nel cuore».

Simona

A portare la ricerca nel cuore è anche Simona Brillante, ricercatrice post-doc dell’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem) di Pozzuoli, dove si occupa dello sviluppo di un nuovo approccio terapeutico per la cura di malattie mitocondriali che coinvolgono in particolare la degenerazione della retina. «Ritengo di essere una persona molto fortunata - dice - perché nella vita sono riuscita ad essere esattamente quello che sognavo da bambina: una ricercatrice». Una personalità scientifica che Simona ammira è Katalin Karikó, vincitrice del Premio Nobel per la Medicina nel 2023, nota per il suo lavoro nello sviluppo della tecnologia dell'mRNA. «l suo esempio - spiega - mi sprona a dare sempre il meglio, ma prima di lei, devo dire che a ispirarmi è stato il mio professore di chimica al liceo, che mi ha fatto appassionare alla scienza».

Oggi, nella vita di Simona è arrivata una nuova fonte di ispirazione. È il piccolo Gabriele, nato lo scorso settembre, che le ha regalato la gioia di essere mamma. «Con la nascita di mio figlio - racconta - si è rafforzata la consapevolezza che mi porta a sostenere l’importanza dello screening neonatale per le malattie genetiche». Simona porta avanti con determinazione il suo lavoro nella ricerca, le convinzioni maturate attraverso l’esperienza e anche il suo messaggio per le generazioni future: «Noi ricercatrici abbiamo anche il compito di trasmettere l’interesse per la scienza, e questa giornata dell’11 Febbraio vorrei fosse di ispirazione per le bambine di oggi».

Francesca

Francesca Carriero è stata una di quelle bambine affascinate dalla scienza e ispirate in modo particolare dal carisma di Rita Levi-Montalcini, unica donna italiana ad aver vinto il Premio Nobel per la Medicina. «Per me – racconta Francesca – lei rappresenta la somma dei significati della parola “libertà”. Ispirarsi a lei significa impegno, perseveranza ed eccellenza, ed è questo a guidare il mio percorso». Francesca si è laureata in Biologia presso l'Università Politecnica delle Marche di Ancona e già durante i suoi studi era spinta dal desiderio di andare oltre, nella conoscenza e nelle esperienze. Grazie al “progetto Erasmus" si trasferisce come visiting student prima presso il Michael Sars Center dell'Università di Bergen e poi presso il Karolinska Institutet di Stoccolma, lavorando in una comunità scientifica internazionale.

Dopo la Laurea Magistrale in Biologia molecolare, consegue il Dottorato di Ricerca in genetica, biologia molecolare e cellulare e arriva a lavorare come ricercatrice post-doc al Tigem di Pozzuoli, dove collabora allo studio su una malattia genetica rara, la sindrome di Birt-Hogg-Dubé (BHD), caratterizzata dall’insorgenza di lesioni cutanee, cisti polmonari e forte predisposizione a tumori renali. «Fondazione Telethon – racconta Francesca – sostiene e registra una altissima presenza femminile nei propri centri di ricerca. Questa fiducia mi dà forza, ma è anche una grande responsabilità, perché condividi una missione che riguarda la vita di tanti bambini, ai quali voglio dire una cosa importante che mi ha insegnato la ricerca: non mollate mai».

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